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Rischio genocidio . Burundi: è l’ora delle Imbonerakure?

Il regime razzial-nazista di Pierre Nkurunziza

Per assicurare la necessaria efficacia nella esecuzione alla lettera delle stragi secondo lista della morte redatta, i generali hanno informato che si stanno liberando nella più assoluta discrezione criminali comuni e assassini attualmente detenuti nelle prigioni per ingaggiarli sotto la promessa di essere integrati nell’esercito e nella polizia a lavoro compiuto. L’utilizzo di criminali comuni sarebbe necessario per rafforzare le file dei genocidari e limitare al massimo eventuali tentennamenti o indecisioni nell’attuare le esecuzioni di massa che potrebbero sorgere dai giovani miliziani. Non è la prima volta che il CNDD-FDD utilizza criminali comuni in ‘dirty operations‘. Almeno il 30% del corpo di polizia è composto da ex criminali utilizzati nella guerra sporca durante il 1993 e il 2004 principalmente orientata verso vittime civili.

L’offensiva militare delle Imbonerakure contro i tutsi e gli hutu accusati di tradimento dovrebbe essere preceduta dalla eliminazione fisica di tutti i quadri dell’esercito sospettati di avere simpatie democratiche o contrari al governo Nkurunziza; obiettivo necessario per evitare che parte dell’esercito prenda la difesa della popolazione, come avvenne nel maggio scorso durante quello che fu impropriamente definito ‘colpo di Stato’. Le purghe all’interno dell’esercito sono già in attoTra esse quella che ha particolarmente attirato l’attenzione dei media internazionali riguarda il caso del Colonello Richard Hagabimana, Vice Capo della Direzione Generale della Polizia Nazionale, accusato di aver partecipato al ‘colpo di stato’ contro Nkurunziza. Il suo avvocato di nazionalità greca, Alexis Anagnostakis, ha confermato a Radio France International le torture subite dal suo cliente durante la detenzione (ancora in corso). Il reale motivo dell’arresto del Colonnello Hagabimana è il suo rifiuto di sparare contro la popolazione durante le manifestazioni di piazza dello scorso giugno. L’avvocato Anagnostakis chiede una inchiesta internazionale contro il governo burundese.

Non viene risparmiato nemmeno il leader del FNL Aghoston Rwasa. Nonostante la sua collaborazione politica, viene considerato dai duri del regime come un nemico subdolo e pericoloso. Una quinta colonna non meritevole di fiducia da eliminare a tutti i costi assieme ai parlamentari dell’Assemblea Nazionale che sostengono il governo per paura ma senza convinzione. La posizione adottata nei confronti di Rwasa fa intravvedere una spaccatura ancora allo stadio larvale all’interno del potere tra i ultras del HutuPower e chi vorrebbe esercitare il dominio in modo più consensuale e meno oppressivo, inglobando nella rete di privilegi e interessi mafiosi nemici ed oppositori.

Il piano di sterminio dell’opposizione burundese prende connotati regionali. Sono stati studiati preparativi di attacchi ai campi profughi burundesi presenti nell’est del Congo con l’obiettivo di addossare la colpa all’opposizione armata burundese di matrice tutsi, recentemente addestrata in Rwanda. Nostre fronti avvertono del pericolo di una complicità attiva da parte del governo congolese assicurata dagli accordi mai ufficializzati di mutua collaborazione militare tra i Presidenti Joseph Kabila e Pierre Nkurunziza. L’attacco ai campi profughi burundesi in Congo, per la maggioranza abitati da hutu, nelle intenzioni dei criminali dovrebbe far rafforzare l’odio e le paure regionali di presunti tentativi di dominio tutsi, e convalidare la teoria del contro-genocidio attuato dal governo ruandese di Paul Kagame dopo la liberazione del Rwanda che pose termine all’Olocausto.

È una teoria ideata nel 1995 dal governo genocidario in esilio nel Nord e Sud Kivu (province dell’allora Zaire, attuale Congo) con il supporto della propaganda francese e di preti cattolici congolesi, belgi ed italiani. L’odio razziale anti tutsi e contro il Rwanda, che il governo di Nkurunziza vorrebbe far aumentare con l’attacco ai campi profughi in Congo, è in questi giorni ampiamente diffuso in rete tra ‘attivisti’ e ‘blogger’ congolesi appartenenti alla diaspora in Europa, a cui è affidato il compito di istigare odio razziale indirizzato contro la popolazione tutsi ruandese e contro l’etnia tutsi della regione, utilizzando una strategia di vittimismo congolese che indirizza tutti i mali del Paese verso il ‘complotto tutsi‘. Una strategia ideata e promossa, attraverso i suoi agenti di propaganda all’estero, dal governo di Kinshasa per nascondere responsabilità e crimini interni sempre più visibili e intollerabili per la popolazione. Questa propaganda mira anche assicurarsi l’appoggio dell’opinione pubblica europea e di vari gruppi e associazioni di pace, spesso ignari dei sottili giochi di revisionismo e manipolazione dell’informazione attuati. Un appoggio necessario per mitigare eventuali future pulizie etniche. La propaganda è contrastata da logiche proposte di collaborazione economica regionale e convivenza tra le popolazioni e diverse etnie portate avanti dai Paesi più sviluppati della regione.