Non viene risparmiato nemmeno il leader del FNL Aghoston Rwasa. Nonostante la sua collaborazione politica, viene considerato dai duri del regime come un nemico subdolo e pericoloso. Una quinta colonna non meritevole di fiducia da eliminare a tutti i costi assieme ai parlamentari dell’Assemblea Nazionale che sostengono il governo per paura ma senza convinzione. La posizione adottata nei confronti di Rwasa fa intravvedere una spaccatura ancora allo stadio larvale all’interno del potere tra i ultras del HutuPower e chi vorrebbe esercitare il dominio in modo più consensuale e meno oppressivo, inglobando nella rete di privilegi e interessi mafiosi nemici ed oppositori.
Il piano di sterminio dell’opposizione burundese prende connotati regionali. Sono stati studiati preparativi di attacchi ai campi profughi burundesi presenti nell’est del Congo con l’obiettivo di addossare la colpa all’opposizione armata burundese di matrice tutsi, recentemente addestrata in Rwanda. Nostre fronti avvertono del pericolo di una complicità attiva da parte del governo congolese assicurata dagli accordi mai ufficializzati di mutua collaborazione militare tra i Presidenti Joseph Kabila e Pierre Nkurunziza. L’attacco ai campi profughi burundesi in Congo, per la maggioranza abitati da hutu, nelle intenzioni dei criminali dovrebbe far rafforzare l’odio e le paure regionali di presunti tentativi di dominio tutsi, e convalidare la teoria del contro-genocidio attuato dal governo ruandese di Paul Kagame dopo la liberazione del Rwanda che pose termine all’Olocausto.
È una teoria ideata nel 1995 dal governo genocidario in esilio nel Nord e Sud Kivu (province dell’allora Zaire, attuale Congo) con il supporto della propaganda francese e di preti cattolici congolesi, belgi ed italiani. L’odio razziale anti tutsi e contro il Rwanda, che il governo di Nkurunziza vorrebbe far aumentare con l’attacco ai campi profughi in Congo, è in questi giorni ampiamente diffuso in rete tra ‘attivisti’ e ‘blogger’ congolesi appartenenti alla diaspora in Europa, a cui è affidato il compito di istigare odio razziale indirizzato contro la popolazione tutsi ruandese e contro l’etnia tutsi della regione, utilizzando una strategia di vittimismo congolese che indirizza tutti i mali del Paese verso il ‘complotto tutsi‘. Una strategia ideata e promossa, attraverso i suoi agenti di propaganda all’estero, dal governo di Kinshasa per nascondere responsabilità e crimini interni sempre più visibili e intollerabili per la popolazione. Questa propaganda mira anche assicurarsi l’appoggio dell’opinione pubblica europea e di vari gruppi e associazioni di pace, spesso ignari dei sottili giochi di revisionismo e manipolazione dell’informazione attuati. Un appoggio necessario per mitigare eventuali future pulizie etniche. La propaganda è contrastata da logiche proposte di collaborazione economica regionale e convivenza tra le popolazioni e diverse etnie portate avanti dai Paesi più sviluppati della regione.